Mi riferisco alla "uscita" del Presidente di Confindustria Squinzi su "La Nazione" e alla sua affermazione:"E' assolutamente più importante intervenire sulla tassazione del lavoro che sulla casa..."; è una «battaglia» di retroguardia quella di farsi la guerra fra categorie. Se si vuole la crescita bisogna partire dal concetto che essa può derivare solo da uno sforzo comune e dal riconoscimento del ruolo che ogni operatore svolge, senza strumentalizzare a proprio vantaggio un’alternativa fra lavoro e immobiliare che non esiste nel modo più assoluto, specialmente se si considera che quello dell’edilizia è il settore che muove certamente più indotto di ogni altro. La crescita richiede poi, in special modo, fiducia, come l’esperienza di Einaudi nell’ultimo dopoguerra dimostra, e l’abolizione dell’Imu è il solo provvedimento che avrebbe un effetto psicologico moltiplicatore senza pari. Al proposito, si consideri solo che la Confedilizia calcola che vi siano in Italia 700/800 mila unità immobiliari che non possono essere riattate, e restano quindi inutilizzate, per mancanza di fondi da parte della proprietà. Il rendere abitabile anche solo due terzi di questo stock immobiliare comporterebbe lavori per 7,5 miliardi di euro. Per avviare la crescita, occorre soprattutto che nessun settore abbia privilegi rispetto ad altri, anche ai fini di una concorrenza sana e non sleale, sulla quale solo si può basare un’economia di mercato realmente funzionante. E il sistema delle imprese, come accertato in sede ministeriale, gode già di agevolazioni fiscali per una somma che supera il gettito annuale dell’Imu.
PRESIDENTE-CONFEDILIZIA PISA
Avv. Giuseppe Gambini